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Corso “Gli Archetipi Interiori”

L’apprendimento delle nozioni e delle tecniche summenzionate passa attraverso l’applicazione su se stessi. Noi siamo i primi clienti di noi stessi.
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Corso “Gli Archetipi Interiori”


  • 16 ore di didattica teorico pratica in due giorni
  • Dalle 9:30 alle 18:30 circa

«Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall’acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni.»

Carl Gustav Jung

La parola archetipo deriva dal greco antico, il termine è composto da arché originale e típos modello. Esprime quindi il concetto di modello prototipo, e vine utilizzato in avari ambiti per indicare una forma preesistente innata, un esemplare, un marchio.

In psicologia analitica il termine archetipo definisce una forma universale del pensiero un simbolo etico e sociale che condiziona l’individuo.

Carl Gustav Jung vissuto tra il 1875 e il  1961, psichiatra e psicoanalista, fu il padre dell’approccio psicoanalitico chiamato psicologia del profondo. Punto cardine delle teorie di Jung è che la storia del singolo è in connessione con la storia della collettività umana ovvero esiste un inconscio collettivo ( un’eredità psichica) e un inconscio individuale o personale. L’inconscio collettivo si esprime che si esprime attraverso gli archetipi,e conduce attraverso un percorso nella vita, chiamato processo di individuazione, durante il quale inconscio collettivo e inconscio personale entrano costantemente a confronto e spingono al processo di realizzazione del sé personale.

La nostra vita psichica non si muove solo sotto una spinta di intenzionalità. Per esempio il cuore batte ma non abbiamo una piena e totale consapevolezza di ogni battito, sappiamo che batte, e il cuore continua la sua attività. In modo analogo sappiamo che abbiamo processi emotivi e pensanti e l’inconscio continua la sua attività senza una specifica e consapevole attività intenzionale.

I tipi psicologici di Jung

Sebbene classificare l’essere umano sia limitante, avere dei punti di riferimento è di aiuto nel comprendere la natura umana. Le classificazioni sono limitate perché l’individuo  è variabile, non può essere racchiuso in una formula che non terrebbe conto della ricchezza di tutte le sue specificità. La definizione del tipo psicologico parte dalla considerazione di aspetti di base della personalità ma deve aggiungere al processo di definizione il processo di individuazione. Secondo Jung, l’essere umano può comportarsi secondo due tendenze dando origine a due tipi psicologici:

  • Estroverso: fatti e persone. Pensare sentire ed agire sono in relazione a fatti esterni. Attratti dal mondo esterno, un mondo di relazioni nella ricerca di apertura, dove conta avere amici, successo e alcune volte anche oggetti o beni materiali
  • Introverso: pensiero ed emozione. L’energia si ritira dal mondo per rivolgersi ad un mondo interiore. Persone riservate che stanno tra di loro, possono fare a meno delle cose esterne, nutriti dal flusso interno di immagini che li soddisfano e appagano. Il dialogo è avvertito ma avviene interiormente

Ambiente e eredità sono elementi fortemente influenzanti ma possiamo essere introversi o estroversi a prescindere. Ad ogni modo, dal punto di vista psicologico la completezza psicologica chiede di sviluppare l’aspetto mancante. Questo è fondamentale perché i tratti psichici presenti non devono impadronirsi degli aspetti carenti o rimossi.  L’integrazione degli opposti, lo sforzo di raggiungere quell’aspetto tipologico carente, genera il processo di individuazione delle possibilità creative.

La teoria analitica di Jung vede inoltre quattro funzioni psicologiche fondamentali:

  • pensiero: utilizza processi logici. E’ l’intelletto con il quale l’individuo si impegna per comprendere la natura umana e del mondo
  • sentimento: utilizza giudizi di valore. Costituisce valore delle cose in rapporto a se stesso
  • sensazione: percepisce i fatti. E’ legato al mondo delle emozioni, valuta gli effetti delle percezioni e le interpreta
  • intuizione: percepisce il retroscena dei fatti. Va oltre l’evidenza dei fatti, mosso dall’intuito elabora modelli di realtà

Ciascuna di queste funzioni consente di adattarsi al mondo e alla vita.

Le due strutture principali estroverso e introverso si combinano con le quattro predominanze psicologiche danno vita a otto tipi psicologici:

  • pensiero estroverso: regole fisse e principi universalmente validi
  • pensiero introverso: è importante lo sviluppo di un’idea soggettiva
  • sentimento estroverso: cantanti ben inseriti nell’ambiente successo personale e riconoscimento personale, volubili
  • sentimento introverso: inaccessibili ma piacevoli, talento per musica e poesia
  • sensazione estroverso: cercano i piaceri con i cinque sensi, rispettano i patti ma sessualità diventa ossessione
  • sensazione introverso: senso estetico, impressioni sensoriali e sensazioni interiori, modestia
  • intuizione estroverso: capacita di leadership, sanno imporsi, rischiano di soffocare nella stagnazione
  • intuizione introverso: misticismo, sognatori, fantasiosi e artisti o genio incompreso

I tipi psicologici di Jung descrivono la personalità, spiegano il perché di determinate scelte, preferenze, compatibilità e  inclinazioni verso altre persone.

La struttura della personalità

La personalità è costituita da un insieme di sistemi che gestiscono un flusso di interazioni e funzioni.

L’Io: la mente cosciente.
L’inconscio personale: l’insieme delle esperienze rimosse o ignorate.
L’inconscio collettivo: la dimensione transpersonale, l’eredità ancestrale, il residuo psichico dello sviluppo evolutivo dell’uomo risultato delle esperienze ripetute nel susseguirsi delle generazioni.
La persona: la maschera che l’individuo porta per far fronte alla mediazione sociale. Spesso nasconde la vera natura dell’individuo, è una personalità di facciata, in opposizione alla personalità privata.
L’ombra: gli istinti, il lato animale della natura umana.

Proiezione e ombra

Secondo Jung la mente così divisa in conscio e inconscio manifesta i contenuti inconsci in qualcosa di esterno. Questa è la funzione riconosciuta come ‘proiezione’. Può capitare per esempio di avere una risposta eccessiva verso qualcuno ad indicare che un contenuto inconscio sta cercando di irrompere nella coscienza. Occorre tenere presente che ciò che è nascosto, l’inconscio, può apparire solo dall’esterno, tramite appunto al proiezione.

La vita di un essere umano racchiude in se il bene e il male e l’ombra indica una dimensione tenuta fuori dall’evidenza e che ci portiamo appresso continuamente, tanto più è nascosta tanto più prende il sopravvento. Citiamo il romanzo dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson  dottor Jekyll e del Mister Hyde. Il racconto parla di un dottore, il dottor  Jekyll, molto buono, che aiutava i poveri ma contemporaneamente aveva una fortissima dimensione violenta della quale non era consapevole, non aveva la coscienza di cosa stesse succedendo ma si trasformava in Mister Hide, in principio assumendo una pozione e in seguito, quando Mister Hide prende il sopravvento si trova costretto a prendere sempre più frequentemente l’antidoto per ritornare nelle sembianze del pacato amorevole dottor Jekyll. La parte ombra prevale fino al punto di spingere il dottor Jekyll al suicidio.

Ogni individuo porta un Mister Hide dentro di se. Deve emergere l’immagine ombra dentro di noi, l’insieme gli aspetti problematici che teniamo nascosti.  Quanto più il nascosto viene a galla e tanto più ce ne possiamo liberare. Quello che valutiamo negativamente può essere la nostra forza, se smascherata.  Dobbiamo essere pronti a scoprire di quanta malvagità siamo stati capaci e assumerci la responsabilità per evitare che l’immagine nascosta prenda il sopravvento e ci distrugga. Tutte le immagini che cerchiamo, il principe azzurro, la fatina o l’eroe sono immagini che ci portiamo dentro dalla prima esperienza infantile nei rapporti con nostra madre e la introiettiamo. Essa guida la  ricerca dell’anima gemella e ricrea situazioni a ripetere, si sbaglia sempre, si cambia donna o uomo ma sempre incontrando la stessa tipologia. Allora occorre operare la correzione della propensione interna, sviluppando una nuova immagine, frutto di un bilanciamento del conscio e dell’inconscio che permetta all’individuo il raggiungimento della totalità dove, per totalità non si intende una condizione assoluta immutevole, una meta ma bensì un viaggio verso un obiettivo dove la totalità dell’individuo, appagante e autentica è il viaggio stesso!

Gli archetipi dell’inconscio collettivo

L’ inconscio collettivo summenzionato, la dimensione transpersonale è il luogo di  interconnessione di ogni psiche individuale ed è costituito dagli ‘archetipi’, fautori di ogni esperienza transpersonale. L’archetipo va inteso come struttura fondamentale della psiche.

Secondo Jung, viviamo indirettamente l’esperienza degli archetipi tramite i sogni,  le favole, i rituali, i simboli. Inoltre abbiamo acceso al mondo archetipico attraverso le esperienze mistiche, non logiche ma intuitive, caratterizzate da fenomeni psicosomatici oltre le forme di conoscenza razionale ed empirica.

Egli arrivò a indicare nell’esperienza spirituale la via maestra per l’uscita dalle nevrosi.

Sulla base delle teorie di Jung, dopo la sua morte, prende forma la psicologia archetipica con James Hillman, psicoanalista di estrazione junghiana il quale struttura l’analisi della psiche su due centri: l’anima e l’archetipo. Hillman descrive gli archetipi come “i modelli più profondi del funzionamento psichico, le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Ancor prima, nel 1949 Josep Campbell, saggista e storico delle religioni, pubblica “L’eroe dai mille volti”. Ispiratosi a Jung, Campbell propone un modello di connessione tra lo studio della mitologia e la psicologia analitica mettendo in evidenza come le figure archetipiche dell’inconscio collettivo sono presenti nella maggior parte dei miti di tutte le culture del mondo.

In seguito la psicologa analista americana Carol Pearson completa l’opera iniziata dai suoi precessori descrivendo i dodici archetipi all’interno del Viaggio dell’Eroe’, un cammino di risveglio, di attivazione delle figure archetipiche che segna la vita in tre tappe definite: “I Preparativi”, “Il Viaggio” e “Il Ritorno”.

Di seguito riportiamo l’elenco dei quattro archetipi presenti in ognuna delle tre tappe:

  • i preparativi (innocente, orfano, guerriero, angelo custode
  • il viaggio (amante, cercatore, creatore, distruttore)
  • il ritorno (sovrano, mago, saggio, folle)

Le 3 fasi del viaggio, i preparativi, il viaggio e il ritorno, rappresentano i valori definiti dalla psicologia transpersonale dell’io, dello spirito, e del sé.  L’io è il contenitore della nostra vita, crea il confine tra noi e tutto il resto e funge da mediatore nella relazione con il mondo. Ci aiuta ad apprendere e a collocarci nel mondo fornendo gli strumenti per cambiare aspetti e caratteri di quel mondo in relazione ai nostri bisogni. Lo spirito permette il contatto con la dimensione transpersonale, custodisce le informazioni della specie umana, un potenziale condiviso che alberga in noi. Lo spirito per chi crede che esista una vita dopo la morte, è quella parte di noi che continua a vivere. Il sé rappresenta il raggiungimento dell’individualizzazione, l’autentico senso di identità.  Permette all’individuo di sperimentare la completezza nel dirigere l’orchestra degli elementi della nostra psiche. Sviluppare gli archetipi della fase dei preparativi significa costruire un io forte, capace di condurci con sicurezza nel mondo. Attivare i quattro archetipi del viaggio, lo spirito, rende l’individuo reale, aperto alle esperienze, pronto a fare tesoro degli insegnamenti della vita. Nella tappa finale del viaggio, il sé, facciamo ritorno al regno, impariamo a trasformare la nostra vita riconoscendoci sovrani della nostra vita.

Anche se al nostro ritorno troviamo disordine, siamo diventati capaci di agire in funzione della saggezza acquisita, siamo in grado di trasformare noi stessi e rinnovarci. Non siamo più schiavi delle illusioni e viviamo il distacco dalle preoccupazioni del domani. L’assunzione di responsabilità della nostra vita ci rende capaci di provare gioia e spontaneità e questa è la ricompensa del nostro viaggio!

I dodici archetipi, azioni e reazioni di fronte al drago, aspetti ombra e luce:

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Obiettivi del corso gli Archetipi Interiori

  • Fornire nozioni teoriche sui Chakra
  • Imparare a leggere i sintomi sotto il profilo dei Chakra

A chi si rivolge

Il corso è aperto a tutti coloro che desiderano conoscere e applicare nella propria vita la teoria dei dodici archetipi

Requisiti

Apertura mentale, interesse e disponibilità all’apprendimento

Programma del corso

  • I tipi psicologici di Jung
  • La struttura della personalità
  • I meccanismi ombra
  • I dodici archetipi
  • Workshop pratico per attivare i dodici archetipi

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Le attività e i corsi di Hridaya Centro Studi Ayurveda Integrato sono svolti da Simone Fanciullo, professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013 e da operatori e medici qualificati.