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Corso “Lealtà Familiare e Guarigione delle Radici – Cronaca dell’Akasha”

L’apprendimento delle nozioni e delle tecniche summenzionate passa attraverso l’applicazione su se stessi. Noi siamo i primi clienti di noi stessi.
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Corso “Lealtà Familiare e Guarigione delle Radici – Cronaca dell’Akasha”


  • 16 ore di didattica teorico pratica in due giorni
  • Dalle 9:30 alle 18:30 circa

La teoria sistemica nasce dal biologo Ludwig von Bertalanffy il quale, nel 1954 definisce un sistema come ‘’un complesso di elementi che stanno in interazione”. Il termine “sistema”, dal greco systéma, da syn-ìstemi, ovvero stare insieme, esprime il concetto di un’unità intera e unica composta da parti in relazione tra loro e tendente all’equilibrio. Ogni elemento di un sistema è in relazione con gli altri elementi, e ha una ragione d’essere per la specifica funzione che svolge. Comportamenti, ruoli e funzioni diverse concorrono a generare la ‘proprietà emergente del sistema’, che è una caratteristica superiore alla somma delle funzioni. Qualsiasi cambiamento di una di queste parti influenza la globalità del sistema. In questa dimensione di totalità sistemica operano forze interdipendenti capaci di dare vita al principio definito da Bertalanffy, di ‘equi-finalità’, secondo il quale un sistema è in grado di raggiungere lo stesso stato finale di omeostasi, ovvero di equilibrio dinamico, a prescindere dall’intervento di singoli fattori causali. Osserviamo il nostro corpo come una totalità autonoma capace di auto organizzarsi in vista del raggiungimento di uno stato finale: il principio della vita, un equilibrio biologico e dinamico, dove, al mal funzionamento di una parte, tutto il resto dell’organismo risponde aumentando le risorse. Se per esempio abbiamo dolore ad un ginocchio, autonomamente avvertiamo uno spostamento del peso del corpo sull’altra gamba. In questo modo il sistema corporeo mantiene il principio di equi-finalità dello stare in piedi o di camminare. Se applichiamo questo criterio ad un ogni sistema, possiamo comprendere il principio di omeostasi. Ma scendiamo più in dettaglio.

Equilibrio nella teoria sistemica

Abbiamo compreso che il sistema mantiene attraverso meccanismi di autoregolazione, un regime dinamico e di equilibrio, anche al variare di condizioni esterne o interne. I sistemi sono di vario genere: possono essere biologici, sociali, economici, meccanici… L’appartenenza di un elemento al suo sistema è definita dall’osservazione delle regole di appartenenza. Le regole sono convenzioni di afferenza che costituiscono la legittimità dell’essere parte. Ogni elemento deve quindi rispettare ciò che è convenuto per essere incluso nel sistema. Noi siamo parte di numerosi sistemi che coesistono tra loro: la nazione è un sistema fatto di regole, il nostro comune di residenza è un sistema, la cerchia di conoscenti, la famiglia di elezione e la nostra famiglia di origine.

All’interno dei sistemi, ogni elemento deve necessariamente rispettare delle regole per sentirsi incluso. Le regole non possono essere eluse ma, come summenzionato, il sistema propende naturalmente alla ricerca di un equilibrio anche se un elemento del sistema non rispetta le regole. In questo caso il sistema ricercherà l’equilibrio a discapito del membro che non sottostà alle regole di appartenenza. Se per esempio contravveniamo ad una norma del codice della strada, rischiamo nel peggiore dei casi, di creare un incidente oppure se siamo fermati dalla polizia stradale, di ricevere una multa. L’incidente o la multa sono elementi di omeostasi, ricercati dal sistema per raggiungere l’equilibrio dinamico. Non è molto diverso dall’esempio summenzionato dove in caso di dolore ad un ginocchio, spostiamo maggiore peso sull’altra gamba.

Le regole di appartenenza nella teoria sistemica

Risulta dunque fondamentale conoscere le regole di appartenenza nella teoria sistemica poiché in base al principio di omeostasi del sistema, non vorremmo pagare le conseguenze del fatto che il sistema si autoregola a discapito nostro se non stiamo rispettando le regole. Poche e semplici inderogabili regole assicurano una condizione di salute psicofisica. Analizziamole in dettaglio all’interno del sistema di appartenenza più determinante nella nostra vita, il sistema familiare.

Famiglia di origine e ordini dell’amore

La famiglia di origine è il sistema determinante della nostra vita poiché proveniamo da li, siamo cresciuti imparando modelli comportamentali osservando i nostri genitori e i nostri familiari. Gli ‘ordini dell’amore’ generano due principi inderogabili, il primo è di tipo spaziale e il secondo di tipo temporale. L’ordine spaziale esprime il diritto a ricevere e il dovere del dare. L’ordine temporale afferma che chi è venuto prima di noi è più importante di noi. Nella famiglia di origine è facile comprendere che i genitori sono venuti prima del figlio e che hanno il dovere di occuparsene visto che lo hanno messo al mondo. Questa regola, la più importante, è la prima che spesso viene elusa generando scompensi nel sistema. Eppure è ovvio vedere i nostri genitori più grandi di noi, ma allora come facciamo a sovvertire l’ordine divenendo più grandi di loro? Invertendo l’ordine spaziale ovvero smettendo di sentire il diritto a ricevere e occupandoci di loro. Qualcuno si chiederà: ‘Come faccio ad occuparmi dei miei genitori se non li vedo quasi mai?’ Il meccanismo di inversione dell’ordine in questo caso è molto sottile: si tratta di farsi carico del destino familiare. Dentro di noi in maniera del tutto inconscia, sviluppiamo la ‘lealtà familiare’, un divieto ad allontanarci dal destino di famiglia. Mio padre mi ha mostrato che il lavoro è fatica ed io vivo il lavoro con fatica. Mia madre ha sofferto fisicamente e io non mi permetto di essere sano, libero e in forma. Mio padre non si è autorealizzato e io creo meccanismi di autosabotaggio al mio processo di autorealizzazione. I miei genitori non hanno avuto una relazione felice e io non riesco a vivere con serenità le mie relazioni d’amore.

Ho vissuto in un ambiente dove il rapporto con il denaro era problematico e adesso che sono adulto, faccio fatica a guadagnare denaro oppure guadagno ma non mi costruisco il tempo e le condizioni per godere delle mie risorse economiche. Potremmo andare avanti all’infinito, i meccanismi di lealtà familiare sono davvero complessi e per lo più nascosti. Qualcun altro invece penserà che non può permettersi di ricevere perché, per problemi di varia natura spesso legati a cagionevoli condizioni di salute, si è fatto carico dei sui genitori. In questo caso, sentirsi figlio e con il diritto a ricevere sarà difficile. Qualcuno non ha avuto la presenza del genitore e il senso profondo del riceve è ancora più astratto.

Come possiamo in questo caso connetterci all’energia del dare, al senso del nutrimento proveniente dal genitore? Riconoscendo la legge biologica della procreazione. Si, se sono vivo è grazie al fatto che mio padre e mia madre mi hanno concepito, anche se non li avessi mai visti, ricevo da loro!

I campi morfici

La scoperta dei ‘campi morfici’ o morfogenetici va attribuita al biologo britannico Rupert Sheldrake, secondo cui esiste una memoria collettiva specifica per ogni specie biologica alla quale, in determinate occasioni, ogni membro appartenente a quel sistema attinge in modo sincronico e involontario. Questa memoria, enorme campo di informazioni, non risiede nel cervello ma in una zona assimilabile alla descrizione Inconscio collettivo definito da Jung.

Esiste quindi un luogo eterico nell’universo dove è depositata tutta la conoscenza degli esseri viventi e ognuno di noi attinge informazioni da quel campo di conoscenza. Il sistema è quindi il risultato delle memorie di tutti i suoi appartenenti. Il campo morfico può essere visto come una frequenza vibrazionale misurabile in Hertz, la stessa frequenza che permette di sintonizzare una radio su un canale specifico. Tutti i membri del sistema influiscono sul sistema ma anche il sistema ha un influenza sui suoi appartenenti. In ogni situazione nella quale ci troviamo percepiamo un’energia differente ma che cos’è quell’energia? Facciamo qualche esempio: quando andiamo nel nostro locale preferito per incontrare i nostri amici viviamo l’esperienza di entrare in relazione con oggetti specifici e persone e ci troviamo a nostro agio. Raccontiamo la nostra esperienza e siamo soliti dire che in quel luogo c’è una bella atmosfera. Oppure se ci troviamo in cima a una montagna sentiamo la forza e la meraviglia della natura. Se viaggiamo in treno o in metropolitana o su un autobus pieno di persone, la forza, l’energia e l’atmosfera che avvertiamo è completamente differente. Se siamo seduti nella sala d’aspetto di un ospedale percepiamo sensazioni molto diverse da quelle di un centro benessere prima di ricevere un massaggio o un trattamento estetico. Gli elementi che hanno fatto parte e che sono attualmente nel sistema creano una vibrazione. Il campo morfico è il risultato di quella vibrazione.

La cronaca dell’Akasha

Nel secolo scorso, la scoperta dei campi morfici e le applicazioni contemporanee hanno segnato un passaggio epocale nel fornire strumenti di aiuto all’individuo. Tuttavia non possiamo ignorare che negli antichi testi vedici risalenti al 5000 a.C., la filosofia indiana citava la Cronaca dell’Akasha, un luogo eterico, una memoria cosmica che registra gli eventi e le informazioni del mondo. Secondo la visione induista, solo i Rishi, saggi meditanti potevano accedere alla Cronaca dell’Akasha e ricevere informazioni.

Nei testi vedici compaiono per esempio descrizioni di macchine volanti con motori che funzionano tramite l’energia della luce e si muovono velocemente nello spazio. Sembrerebbero informazioni piuttosto avanzate per quell’epoca o forse noi, ai nostri giorni abbiamo bisogno di riacquistare la capacità di accedere ai luoghi custodi di un sapere sconfinato.

La risonanza morfica e l’esperimento della centesima scimmia

Quando i singoli componenti del sistema entrano in relazione con il campo morfico si crea il fenomeno della risonanza morfica. Il cervello è capace di attivare la connessione con la banca dati del campo e attuare modelli comportamentali in modo innato. Sono stati condotti diversi studi per dimostrare l’esistenza dei campi morfici e la risonanza, uno dei più conosciuti è chiamato ‘L’esperimento della centesima scimmia’.

Alcuni esemplari di scimmie che si trovavano nel sud del pacifico, avevano imparato a sbucciare le patate prima di mangiarle e poco dopo anche i gruppi di scimmie che si trovavano nelle isole giapponesi, facevano lo stesso. Questo avvenne al raggiungimento del punto critico di massa ovvero quando il 51% delle scimmie su un’isola iniziò a sbucciare le patate. L’esperimento mostra che l’’informazione acquisita da un gruppo di esseri, in qualche modo si trasferisce automaticamente anche agli altri esseri appartenenti alla stessa specie e che l’informazione si trasferisce quando si raggiunge una certa soglia di individui, la massa critica che aveva adottato il nuovo comportamento.

Come indagare sulla teoria sistemica

Dopo aver appreso dell’esistenza del campo morfico approfondiamo il metodo per ottenere informazioni direttamente da questo luogo della coscienza collettiva. Nella nostra cultura occidentale abbiamo avuto un grande tributo da parte di Bert Hellinger, psicologo e scrittore tedesco morto nel 2019. Hellinger codificò un metodo per creare una sorta di connessione al campo per ottenere informazioni specifiche sull’andamento degli elementi all’interno del sistema, un vero e proprio metodo di analisi e di interrogazione del campo morfico che viene utilizzato ormai da diversi anni ed è chiamato ‘costellazioni familiari’. Il metodo si basa sulla rappresentazione delle informazioni attraverso quella che viene definita ‘messa in scena’. Il ricevente pone al campo morfico, una domanda che può avere a che fare con la risoluzione di un sintomo fisico o una situazione spiacevole e, tramite la direzione di un facilitatore e l’ausilio di una o più persone che si occupano di rappresentare i membri del sistema, è possibile osservare quali sono le sequenze emozionali e le informazioni che, per il principio di risonanza morfica, creano il sintomo, il blocco.

Obiettivi del corso Lealtà familiare e guarigione delle radici – Cronaca dell’Akasha

  • Fornire nozioni sulla teoria sistemica e il campo morfogenetico
  • La Psicogenealogia
  • L'Approccio Fenomenologico

A chi si rivolge

Il corso è aperto a tutti coloro che desiderano conoscere la filosofia dei Chakra

Requisiti

Apertura mentale, interesse e disponibilità all’apprendimento

Programma del corso

  • La famiglia di origine: conflitto e riconciliazione
  • Ordine, equilibrio, appartenenza, identificazione, lealtà familiare
  • L'Interruzione della trasmissione dell'energia vitale: aborti, incidenti, malattie, morti non naturali
  • L'orientamento sulla linea della maggior attenzione
  • L'Attrazione del passato, maledizioni, patti e benedizioni
  • Il segreto di famiglia
  • Successo e autorealizzazione: libertà dal conosciuto, il riconoscimento del padre e il successo, il patrimonio, il dono del padre e la relazione con il lavoro e valore, la libertà dalla madre e l'autonomia
  • Ingiustizie, fallimenti, divieti e autorizzazioni
  • Innocenza e senso di colpa
  • La famiglia di elezione: unione e separazione, la relazione con il partner e con i figli, unioni, matrimoni, separazioni, divorzi, concludere la relazione con i precedenti partners
  • La libertà dal padre e dalla madre, dai fratelli e dalle sorelle
  • Il matrimonio, il dono della madre come relazione e creatività


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Le attività e i corsi di Hridaya Centro Studi Ayurveda Integrato sono svolti da Simone Fanciullo, professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013 e da operatori e medici qualificati.