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Corso “La Ferita Primaria e la Maschera Sociale”

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Corso “La Ferita Primaria e la Maschera Sociale”


  • 16 ore di didattica teorico pratica in due giorni
  • Dalle 9:30 alle 18:30 circa

La ferita primaria è un trauma irrisolto. E’ il risultato della rottura del legame essenziale tra il bambino e i suoi genitori che si manifesta come violazione dell’attaccamento. Quando i bisogni emotivi sono insoddisfatti e non ascoltati, si genera un dolore che pur originando in età precoce, accompagna l’adulto il quale cercherà di anestetizzarlo creando continui meccanismi di adattamento. Il dolore non si dissolve nel tempo, diventa parte del modo di essere e influenza qualsiasi aspetto della vita, un trauma silenzioso, invisibile, difficile da riconoscere ma permanente. Le ferite inconsce sviluppate dal vincolo parentale interrotto, le lacune dell’infanzia trascinate nell’età adulta si manifestano nella mancata autorealizzazione dell’individuo.

Come si manifesta la ferita primaria

I bisogni dell’essere umano vanno oltre la necessità del cibo. Quando un bambino viene al mondo, ha bisogno prima di tutto di sentirsi protetto, circondato di affetto e amore. Deve percepire il più profondo senso del sostegno. Ricevere amore e supporto garantisce al bambino che diventerà adulto, la convinzione che ha il suo posto nel mondo. L’amore aiuta a manifestarsi con sicurezza nell’ambiente di vita sviluppando empatia, sapendo di essere importante per qualcuno. Se non percepiamo vicinanza, inclusione ed empatia vivremo con sospetto, distanza, timore e tensione. Se non sviluppiamo il senso di attaccamento sicuro in età neonatale, la mente realizzerà che i genitori non sono accessibili sul piano fisico, emozionale e psichico e progressivamente viene impressa la memoria del vuoto, della fame, del desiderio emotivo disatteso. Solitudine, perdita e mancanza di protezione saranno successivamente le emozioni che accompagneranno l’età adulta.

La ferita primaria nel processo di autorealizzazione

Quando nasciamo la nostra coscienza e anche il nostro cervello non sono completamente sviluppati, siamo del tutto immaturi. La percezione fisica a pelle dell’attaccamento sicuro alla madre e lo scambio di affetto danno luogo alla crescita, all’evoluzione della coscienza e delle aree cerebrali. Questo spiega perché la frattura nei primi anni di vita costituisce la base della ferita che nessuno vede ma che sarà motivo di limitazione in diversi aspetti della vita. L’essere umano nasce con lo scopo di propendere all’autorealizzazione, alla crescita personale ed emotiva, godendo di una vita soddisfacente con se stesso e con gli altri. Una delle condizioni più importanti affinché ciò accada è di godere nei nostri primi anni di vita, di un attaccamento sicuro, maturo, che stimoli l’intuizione e la soddisfazione dei nostri bisogni. Molto spesso infatti, non siamo del tutto capaci di determinare con precisione quali siano i reali bisogni del nostro io, ed ecco che la ferita primaria prende il sopravvento sulla nostra vita. Gli effetti della ferita si manifestano con una condizione di insicurezza e bassa autostima, Impulsività, cattiva gestione emotiva, difficoltà a instaurare relazioni affettive fino ad arrivare a soffrire di vari disturbi psicologici. Sviluppiamo quindi una “personalità da sopravvivenza”, la maschera sociale.

Le subpersonalità

Il concetto di subpersonalità lascia intendere che c’è una personalità e poi ce ne sono delle altre sommerse. Ogni individuo fa esperienze diverse e vive nelle opinioni una realtà tutta sua, differente dagli altri. La saggezza fa vivere nella realtà come sosteneva Eraclito, filosofo greco del 500 a. C., ma l’essere umano che vive nelle opinioni e non nella realtà, sperimenta uno stato di infelicità. Come risultato delle opinioni, sviluppiamo quattro subpersonalità primarie, come definito dalla psicosintesi: schizoide, depresso, ossessivo, isterico.

La subpersonalità schizoide

La subpersonalità schizoide si manifesta con un accentuazione dell’angoscia e della dedizione che spinge l’individuo a ruotare su se stesso e ad essere indipendente con un forte bisogno di volersi differenziare. La ferita alla base è stata generata dalla frustrazione ripetuta dei bisogni fisiologici di sopravvivenza e dalla percezione del rifiuto della madre. Tende all’apatia, è affettivo e si isola come espressione di difesa tanto dal desiderio di entrare in relazione, quanto dalla paura che tale relazione possa fargli male. Il silenzio è una modalità comunicativa pressoché costante. La subpersonalità schizoide nel suo valore positivo, generalmente distingue l’individuo per capacità logiche e chiarezza di pensiero.

La subpersonalità depressa

La subpersonalità depressa vive un’esagerazione dell’angoscia di autorealizzazione e si manifesta portando l’individuo a ruotare intorno agli altri vivendo in modo esagerato i doveri e la dedizione. La ferita alla base è stata generata dall’insoddisfazione del bisogno di amore. Nel depresso si manifesta l’idea della rinuncia, della ritrazione dell’energia vitale. Non riesce a vivere l’entusiasmo, non riesce a ricaricarsi, non ha la forza per gestire un progetto di qualsiasi tipo. Di fronte alle difficoltà, il senso della rinuncia fa si che collassi. La subpersonalità depressiva non si autorizza al successo, non si realizza, si ritiene inferiore, non degno. L’aspetto positivo di chi veste la subpersonalità depressa è caratterizzato spesso da doti empatiche e buone capacità relazionali.

La subpersonalità ossessiva

La subpersonalità ossessiva genera angoscia della temporaneità e spinge l’individuo alla conservazione e alla stabilità rifiutando le innovazioni, percependo la brevità delle cose come inevitabile e al tempo stesso drammatica. Si aggrappa a pensieri e convinzioni, a principi comportamentali che generano rigidità. La ferita che sta alla base è il risultato di tutti i no che sono stati ricevuti ovvero il soffocamento della spontaneità e della libertà di azione ed esplorazione creando un forte livello di insicurezza. L’ossessivo ha una personalità evitante, vorrebbe esprimersi ma appena sta per dire qualcosa entra nella paura del giudizio perché il no che sente di poter ricevere adesso richiama ai no che ha ricevuto da piccolo. L’aspetto positivo delle persone con subpersonalità ossessiva risulta essere la tenacia, la responsabilità e la capacità di applicare buone metodiche nel quotidiano.

La subpersonalità isterica

La subpersonalità isterica genera angoscia in quello che viene avvertito come definitivo, spingendo l’individuo al bisogno di cambiamento. Vive le restrizioni e le regolarità della vita con timore. La ferita di base in questo caso nasce dal bisogno di stima e di riconoscimento. Sente il bisogno di adeguarsi al contesto sociale e di apparire quantomeno accettabile, nascondendo completamente la sua persona originale. Può portare ad un’eccessiva attenzione all’aspetto fisico ma i disagi emotivi spesso si esprimono nel corpo. Vergogna e imbarazzo gli impediscono di condividere con se stesso e con gli altri il suo vissuto intimo. L’aspetto positivo degli individui con subpersonalità isterica è caratterizzato da doti creative, spontaneità, giovialità e capacità di persuasione.

In qualsiasi caso, qualunque sia il nostro tratto psicologico, da adulti riviviamo le situazioni dell’infanzia. Il blocco ha quindi la funzione di mantenere una struttura di emergenza. Probabilmente con il passare del tempo, impariamo a conoscerci ma dire si alla vita e alla nostra autenticità attiverebbe un processo creativo dove la paura del giudizio, ancora troppo forte in noi, vanifica le soluzioni reali. Preferiamo allora diventare compiacenti, applicando una soluzione inconsistente, continuiamo a percepire il senso di oppressione dal potere e più più viviamo una soluzione tentata e più ci infiliamo in un problema perché quelle soluzioni riguardano una fase della nostra vita dove la visione era comprensibilmente infantile. Se siamo dominati da strutture infantili la nostra vita si impoverisce e scegliamo situazioni già in partenza sbagliate, studi che non ci piacciono, lavori che non vanno bene, alimentazione inappropriata, etc.

La finta soluzione delle subpersonalità: la maschera sociale

Abbiamo compreso che spesso diciamo: ‘Io’ ma in realtà stanno parlando parti inconsce di noi occupate a tenere a bada i traumi dell’Infanzia. Su questa base si instaura un concetto di fondamentale importanza: ‘la maschera sociale’. In uno stato di disagio interiore la maschera è il tentativo di mediare alla relazione con gli altri vissuta come un problema.

La ferita narcisistica della quale tutti siamo affetti, nasce da un profondo senso di umiliazione ricevuto quando eravamo bambini. La società contemporanea va sempre più verso una perdita di valori dando importanza all’immagine, all’apparire, alla notorietà. Viviamo un mondo immerso nella competizione, una corsa verso il potere, il profitto, l’accumulo dei beni materiali per dimostrare quanto valiamo. La società narcisista si preoccupa più di come apparire, dell’ammirazione e dell’approvazione degli altri creando spesso sfruttamento e crudeltà. La radice di questa tendenza sta nei nostri bambini interiori. Un genitore sano, consapevole e spiritualmente evoluto dovrebbe essere capace di accompagnare e guidare il figlio, pronto a sostenerlo e un attimo prima che il figlio sta per farsi male interviene prodigiosamente. Tuttavia, spesso il genitore usa il proprio potere e il controllo per scopi di natura personale, dando vita a una struttura di paura dell’umiliazione che porta prima il bambino e poi l’adulto, al controllo dei sentimenti che potrebbero renderlo vulnerabile. Il genitore infligge punizioni, agisce attraverso le parole denigrando, criticando, sminuendo la naturalezza del bambino facendolo sentire inadeguato. Di conseguenza il bambino impara che il potere governa i rapporti e che per ottenere qualcosa occorre usare prevaricazione. La struttura di potere della quale il bambino si sente succube, porta a sviluppare due tipologie di relazioni che vengono definite ‘se onnipotente’ e ‘se oggetto onnipotente’. Nel primo caso, per superare la paura di chi è più grande di noi, sviluppiamo il pensiero di essere invincibili o meglio di far vedere che siamo invincibili. Il il se onnipotente nutre nell’adulto l’ego creando una struttura egoica con tutte le sue accezioni negative. Nel secondo caso relativo al se oggetto onnipotente, investo l’altro dell’onnipotenza ovvero il genitore. L’adulto ancorato alla struttura del sé oggetto onnipotente continuerà a percepirsi piccolo e a ricercare un genitore nella sua vita, nelle relazioni, nel lavoro o in una devozione religiosa. In entrambi i casi il problema di fondo è il giudizio. Abbiamo vissuto un potere umiliante, il potere dei nostri genitori che esercitavano la forza e la maschera sociale sembra essere l’unica via di salvezza: rispondere a quelle che crediamo essere le aspettative degli altri.

La vera soluzione alle subpersonalità

La prima cosa da fare per sciogliere le subpersonalità è eliminare il giudizio su qualsiasi cosa scopriamo su noi stessi e al posto del giudizio manifestare compassione e benevolenza. Siamo tutti bambini piccoli e siamo tutti feriti. Non possiamo guarire dalla ferita primaria, come narra il mito di Chirone, il guaritore ferito che attinge il suo potere di guarigione dalla sua stessa insanabile ferita. Per trasformare la nostra ferita di abbandono, di rifiuto e di umiliazione non possiamo fare altro che risvegliare il dolore che portiamo dentro di noi. Dobbiamo esplorare e riconoscere nei dettagli la sofferenza e l’inquietudine che ci accompagna, trasformare interiormente valori e aspettative. Il sé onnipotente, l’ego che usiamo per difenderci, può essere trasformato in autostima e il sé oggetto onnipotente, la ricerca di un padre o di un madre, deve diventare un proposito, un ideale nel quale impegnarsi con gioia e passione. Incontriamo e abbracciamo il nostro bambino ferito!

Obiettivi del corso La ferita primaria e la maschera sociale

  • Fornire nozioni sulla ferita primaria e sulla maschera sociale
  • Comprendere la propria ferita primaria e la personalità di sopravvivenza

A chi si rivolge

Il corso è aperto a tutti coloro che desiderano conoscere le basi dell’approccio psicosintetico nel percorso di crescita personale

Requisiti

Apertura mentale, interesse e disponibilità all’apprendimento

Programma del corso

  • La ferita primaria
  • Le subpersonalità primarie
  • I comportamenti della personalità di sopravvivenza
  • La maschera sociale
  • Il mito di Chirone e il riconoscimento delle proprie ferite
  • La trasformazione dei contenuti inespressi
  • Lasciar andare il giudizio
  • Co-counseling e identificazione della maschera sociale e del vero sé

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Le attività e i corsi di Hridaya Centro Studi Ayurveda Integrato sono svolti da Simone Fanciullo, professionista disciplinato ai sensi della legge 4/2013 e da operatori e medici qualificati.